L’energia vitale di Valeria Pecora è un tutt’uno con l’energia trascinante della sua scrittura. Valeria nasce a Cagliari il 6 aprile 1982. Vive ad Arbus, un piccolo paese del sud Sardegna tra mare e miniere. Si è laureata in Storia dell’arte e specializzata in arte contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Si definisce emozionante, tagliente, profonda. Vorrebbe vivere come fa la luna che riesce a splendere anche quando è uno spicchio.  Con "Mimma" nel 2017 ha conquistato il Premio letterario Antonio Gramsci, per la sezione in lingua italiana, riconoscimento prestigioso dedicato alle opere inedite scritte da autori sardi. Un racconto fortunato che pochi mesi fa ha primeggiato nella sezione “Opere letterarie e teatrali”  alla XIV edizione del premio nazionale Giacomo Matteotti.  Mimma, come Valeria, crede nel riscatto e nella libertà di rompere tutte le leggi non scritte.

Tre aggettivi per definire Valeria come scrittrice: Emozionante, tagliente, profonda.

Tre aggettivi per definire Valeria come donna: Resistente, leggera, lunare.

"Le cose migliori" è stato il tuo romanzo d’esordio. Irene è la protagonista che definisci la figlia di “Parkinson". Come è nata l’idea che fosse arrivato il momento di raccontare questa storia e parlare di una malattia così importante?  Avevo superato i 30 anni, ero una donna intera e avevo conquistato tanto coraggio e una tale coscienza delle mie fragilità da potermi concedere il dono di liberarmi: scrivere della malattia di Parkinson che ha colpito mia madre avrebbe aiutato me, la mia famiglia e anche tante persone che si ritrovano a vivere questa situazione. La storia ha preso corpo con passione, con urgenza e si avverte tra le pagine del mio romanzo. È un esordio che contiene anche delle ingenuità.

 

Un giornalista definì la mia scrittura “un diamante che si deve sgrezzare”. Per me fu un grande complimento che svelava una bella verità: dovevo ancora crescere, migliorare perché la mia scrittura era qualcosa di prezioso.

Con "Mimma" hai conquistato il premio letterario Antonio Gramsci per la sezione in lingua italiana e il premio nazionale Giacomo Matteotti per la sezione “Opere letterarie e teatrali”. La protagonista che racconti, così come ogni donna, è vita, è speranza. Quanta Mimma c'è in te? Molto, moltissimo. Mimma come Valeria crede nel riscatto, nella libertà di rompere tutte le leggi non scritte, nella bellezza di scrivere nuove storie nel mondo e per il mondo. Mimma ama studiare ma si sente profondamente legata anche alla terra e ai campi di zafferano che impara a coltivare. È ribelle e libera nello stesso tempo. Mimma è piena di contraddizioni, di luci e di ombre, di spine e di fiori che riempiono la sua anima e proprio per questo è una donna che somiglia a tutte le donne. 

Sei figlia di due isole, diverse e simili per tanti aspetti, e ti piace definirti "una meticcia sardo-sicula". Quali caratteristiche della Sicilia ci sono in Valeria e quali della Sardegna? Della Sicilia amo le bellissime spiagge nere, di origine vulcanica e il vulcano mi rispecchia molto a livello di personalità: è imprevedibile, irruento e può trasformarsi in uno spettacolo meraviglioso ma anche pericoloso nello stesso momento. Della Sardegna amo la sua natura aspra e così fantasiosa, modellata dal vento e dall’acqua e il silenzio che i suoi spazi incontaminati ci regalano.  

Il silenzio della Sardegna per me è fondamentale per ritrovarmi o per cercare le risposte di cui ho bisogno. 

Vivi ad Arbus, un bellissimo paese tra mare e miniere. Ma il Medio Campidano non è soltanto questo: è un territorio difficile dal punto di vista dello spopolamento e dello sviluppo economico. Perché hai scelto di restare qui? Arbus dopo la chiusura delle miniere negli anni Novanta ha vissuto una crisi profondissima, un’emorragia occupazionale che ha comportato emigrazione e spopolamento. Io ho scelto di restare perché ho provato più volte ad andare fuori, a vivere anche all’estero ma ho capito che solo in Sardegna posso essere felice: dove sono nata e cresciuta. Voglio vivere qui anche se le difficoltà sono molte, soprattutto a livello lavorativo ma ci vuole coraggio anche a decidere di restare. Solo restando in trincea e combattendo per un futuro più giusto, la mia generazione e quelle successive potranno scrivere un destino migliore per la nostra isola.   

Solo restando in trincea e combattendo per un futuro più giusto, la mia generazione e quelle successive potranno scrivere un destino migliore per la nostra isola.  

Progetti per il futuro?

Continuare a scrivere e a vivere come fa la luna che riesce a splendere anche quando è uno spicchio. Sa aspettare fino a quando diventa piena, esplode di luce e il nero del cielo nessuno lo guarda più.

 

Trovate Valeria nella sua pagina ufficiale: QUI

 

Autore dell'articolo
Irene Bosu
Author: Irene Bosu

Giornalista e social media strategist. Sono nata a Nuoro, città di Grazia Deledda, Francesco Ciusa, Salvatore e Sebastiano Satta. Figure che mi hanno trasmesso l’amore per l’arte e la cultura. Da oltre 15 anni mi occupo di comunicazione culturale e istituzionale. Curo la presenza sui social di eventi, enti e istituzioni.

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