Ho percorso un viaggio nel tempo e in luoghi apparentemente in contrasto tra loro. Ho rivisto l’antico Re di Israele Salomone parlare con saggezza d’amore nel suo Cantico dei Cantici intersecarsi tra attori di Hollywood alle prese anch’essi con espressioni d’amore. 

I titoli di coda di questa geniale pellicola attraverso uno stile a tratti “benigniano” sono tutti firmati con un unico nome: Don Giuseppe Pani, nato a Tonara (NU) nel 1970, Dottorato in Teologia Morale e Spirituale, membro dell’ATISM (Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale), docente di Teologia Morale presso L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari e nel “tempo libero” scrittore.

Frutto dei suoi studi, del suo lavoro pastorale nel “campo” a contatto con le persone, in particolare con i fidanzati, con gli adolescenti e attraverso la catechesi parrocchiale, il libro appena pubblicato da Effatà Editrice mostra una notevole ed elevata comprensione dell’amore, in un susseguirsi di passaggi rapidi dipinti dalla poesia del Cantico e allegorizzati da scene cinematografiche di alcuni film più o meno conosciuti, nei quali l’autore ha intelligentemente trovato connessione col poema biblico.

E’ la forza dell’amore a risaltare nel tessuto sociologico di allora come in  quello odierno: Don Pani costruisce un ponte tra passato e presente,  dal V-III secolo a.C. (periodo in cui si stima la composizione del Cantico) ad oggi, comunicando con maestria che in fondo le sensazioni non cambiano, si hanno gli stessi pensieri, le stesse paure, si vivono gli stessi drammi nella continua ricerca di un amore/unione con Dio, espletata attraverso la bellezza della coppia innamorata.

Il libro ci presenta un modello di riferimento cui la coppia moderna può ancora tendere, sublime, elegante, in grado di innalzare l’uomo e la donna, accompagnato da simbolismi legati alla natura, alla vita semplice agricola della campagna,  con l’arricchimento dei cinque sensi che ci rimandano a concetti semplici e primordiali, alla sorgente. Ci presenta la contemporaneità del Cantico attraverso un linguaggio dell’eros libero da pregiudizi e indipendente dalle finalità biologico-riproduttive: è l’amore a legittimare l’amore, il quale diventa una fusione, un Noi, dunque una reciprocità e parità tra uomo e donna, non caratterizzato dal possesso e non appartenente solo alla coppia, ma condiviso nella comunità e nella società.

Contemporaneità estesa anche alla figura della donna, la quale appare consapevole, non sottomessa, che sfida il controllo familiare e le usanze del tempo in un viaggio verso la sua meta,  in nome dell’amato. In questo modo lui trova in lei uno specchio su cui riflettersi per sentirsi vivo, per ritrovare se stesso.

Le tue labbra stillano nettare” è un libro alla portata di tutti, perché in fondo in una società che evolve, indipendentemente dalla rispettiva corrente religiosa e filosofica,  tutti ricercano l’amore, tutti hanno “voglia di tenerezza”.

 “…E in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama Noi…”

Robert (Clint Eastwood), ne I ponti di Madison County

Natascia Talloru

 

 

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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